Post by Davide PastorePost by Giuseppe De MicheliNo. I nostri pezzi da 120 avevano eccellenti cariche a vampa ridotta.
Mi fido di te, ma questo significa che Bagnasco scrive sciocchezze.
Ti ringrazio della fiducia. Non credo che Bagnasco scriva sciocchezze.
Probabilmente lui non considera i 120 dei caccia fra i medi calibri. Tra
l'altro nella letteratura marinara c'è una vera e propria cesura fra le
"unità maggiori" (corazzate, incrociatori e portaerei di squadra) e "unità
minori" (dai Ct in giù), quindi è possibile che dicendo 'medi calibri' si
intenda implicitamente 'delle unità maggiori', cioè i calibri fra 152 e 203.
Comunque ho ripescato il vol X - Le operazioni in Mar Rosso della serie La
Marina italiana nella seconda guerra mondiale, edita dall'Ufficio storico
della Marina.
A proposito del combattimento notturno del 20-21 ottobre 1940 avvenuto al
centro del mar Rosso, poco a nord della latitudine di Massaua, si dice, a
pag. 94 : In un rapporto britannico è detto: che "...alle 20,30 del 20 il
convoglio fu attaccato da due cacciatorpediniere italiani che lanciarono due
siluri contro l'Yarra CANNONEGGIANDO il convoglio." (il maiuscolo è mio).
Questo episodio si riferisce all'attacco della sezione Pantera-Leone, ex
esploratori declassati a cacciatorpediniere, armati con 8 pezzi da 120/45 e
4 tubi lanciasiluri.
L'altra sezione (Sauro-Nullo) prende contatto con il convoglio attorno alle
2 di notte del 21 ottobre, lancia i siluri senza esito e si disimpegna. Al
Nullo però si blocca il timone, compie due giri su sè stesso e non riesce
quindi a rompere il contatto. Alle 20,20 viene attaccato:
a pag. 98: "La distanza apprezzata delle quattro unità nemiche è intorno ai
4000-5000 metri, quando queste aprono il fuoco con cannoni e mitragliere
contro il Nullo. Il Nullo risponde immediatamente concentrando il tiro prima
sul Ct di poppa, poi sull'incrociatore di dritta, ..."
Quindi tutti i caccia, sia i tipi Leone, che i Sauro (4-120/45 + 6 t.l.s.)
sono preparati al combattimento notturno col cannone.
Il timone ha ripreso a funzionare e il caccia riesce a disimpegnarsi, grazie
alle proprie macchine che gli consentono una velocità di 30 nodi senza alcun
fumo. Ha cessato il fuoco, quindi il nemico non riesca ad individuarlo,
nonostante lo cerchi con il proiettore dell'incrociatore e con "cortine
illuminanti (composte di 4 elementi presumibilmente a catena)." Purtroppo
sono rimasti in canna due colpi nel complesso di prora. Dice la relazione:
"Verso le 2,40, mentre il capo del complesso di prora si reca dal D.T. per
avvertirlo che sono rimasti in canna due colpi, parte la coppiola di questo
complesso, probabilmenete per urto involontario contro il pulsante di fuoco
in stazione D.T." Gli inglesi riprendono la caccia, ma il Nullo riesce a
distanziarli. Purtroppo perde tempo a imboccare il Canale di Nord Est, a
causa di difficoltà idrografiche locali e alle 6.00 avvista un fumo a NE. E'
il caccia inglese Kimberley (6 pezzi da 120) che alle 6,20 mette a segno due
colpi simultanei che mettono fuori uso entrambe le macchine del Nullo.
L'abbrivio si spegne prima che il caccia riesca a incagliarsi su una secca.
Un siluro del Kimberley lo finisce. Il caccia inglese è poi raggiunto da un
colpo in macchina della batteria costiera dell'isola di Harmil, riesce a
rientrare a lento moto sul convoglio, poi è preso a rimorchio dall'incr.
Leander e poi dal gemello Kingston e rimnorchiato a Port Sudan.
Il Kimberley sparò anche un centinaio di colpi contro la batteria costiera
di Harmil, "ma il tiro fu assai poco preciso, con dispersioni longitudinali
notevoli e parecchi proiettili non esplosi" dice la relazione a pag. 105.
Mentre durava questo combattimento il personale della batteria riuscì a
mettere in mare delle imbarcazioni e a raccogliere i naufraghi del Nullo. Il
comandante del Nullo, C.C. Costantino Borsini e il marinaio Ciaravolo che
non volle abbandonarlo furono insigniti di medaglia d'oro. Non mi risulta
che furono concesse onorificenze al valoroso comandante della batteria
Giulietti, di Harmil, TV di complemento Maggiolo, che non solo colpì l'unità
nemica, ma salvò, al completo, compreso i feriti, l'equipaggio del Nullo.
Non ho invece trovato riscontri, nel volume citato, alle altre due mie
affermazioni (giudizi sull'efficienza antivampa del nostro munizionamento
notturno e dei bengala inglesi. (Li avrò letti chissà dove. Non me lo
ricordo assolutamente più.
G. De M.