giuseppe c
2005-03-06 17:25:28 UTC
Leggo, per l'ennesima volta in un post, che i granatieri puntuti guglielmini
tiravano con il loro Mauser Gew 98 a "palla rovesciata" contro gli albionici
Tank.
Non metto in dubbio che qualcuno l'avesse fatto ma gradirei che si
dimostrasse l'efficacia di questa pratica.
Una precisazione.
La cartuccia (fucile, pistola o revolver) è composta da: il bossolo,
l'innescho (di due tipi, boxer o Berdan), il propellente e la palla. La
palla normale è composta da un nucleo di metallo pesante (piombo) e un
mantello o incamiciatura FMJ (Full Metal Jacket)(rame). La palla perforante
inserisce nel nucleo pesante una parte appuntita di acciaio temperato, il
tutto ricoperto dall'incamiciatura di metallo dolce che agisce sulla
rigatura della canna.
Gli americani per il loro .30.06, che era la cartuccia da fucile più lunga
63 mm., produssero un bossolo in ferro laccato ma visti i risultati
insoddisfacenti ritornarono al rame, loro potevano. Giapponesi e tedeschi
(anche in Italia ma molto poco e sul tardi) usarono altri metalli
alternativi con il risultato di avere cartucce molto scadenti,
particolarmente sulla precisione.
Ritorniamo alle palle rovesciate: perché colpire sul duro con la palla dalla
parte più debole, l'incamiciatura non copre il deretano della palla
lasciando il piombo nudo. Al massimo si otteneva l'effeto splasshh.
Le cartucce da fucile erano progettate per ottenere la massima potenza anche
per l'utilizzo nelle mitragliatrici. Ne risultava che i bosssoli erano
riempiti fino all'orlo di polvere da sparo e l'inserirvi la palla dalla
parte opposta ne alterava le pressioni interne con conseguenze molto
pericolose. Di certo tale manomissione causava una perdita di potenza e
perciò di velocità della palla. E l'alta velocità è una delle prerogative
delle palle perforanti.
La palla viene inserita meccanicamente nel colletto del bossolo con
un'operazione di precisione ed è impossibile che nella Grande Guerra, come
pure nelle successive, qualcuno sul campo potesse "smanettare" sulle
cartucce senza alterarne le caratteristiche.
Solamente nel dopoguerra, prima in america poi nel resto del mondo,
circolarono le attrezzature per la ricarica domestica, dove con apposite
presse e appositi dies si poteva artigianalmente assemblare correttamente
una cartuccia.
La cartuccia italiana da 6,5X52 aveva la palla assicurata con tripla
punzonatura e con grimpatura del colletto. Manometterla, sempre possibile
data l'arte italica dell'arrangiarsi, ma i risultati? Forse il più diffuso
era l'incriminazione per le lesioni procuratesi!
"Ai miei tempi" qualche bontempone staccava le palle e sulla fiamma di una
candela ammorbidiva il piombo inserendovi la catenella della sicura della
SRCM per farne dei pendagli. Poi un giorno, il più sveglio della compagnia,
utilizza un tracciante e per poco non ci rimette la vista.
saluti
--------------------------------
Inviato via http://arianna.libero.it/usenet/
tiravano con il loro Mauser Gew 98 a "palla rovesciata" contro gli albionici
Tank.
Non metto in dubbio che qualcuno l'avesse fatto ma gradirei che si
dimostrasse l'efficacia di questa pratica.
Una precisazione.
La cartuccia (fucile, pistola o revolver) è composta da: il bossolo,
l'innescho (di due tipi, boxer o Berdan), il propellente e la palla. La
palla normale è composta da un nucleo di metallo pesante (piombo) e un
mantello o incamiciatura FMJ (Full Metal Jacket)(rame). La palla perforante
inserisce nel nucleo pesante una parte appuntita di acciaio temperato, il
tutto ricoperto dall'incamiciatura di metallo dolce che agisce sulla
rigatura della canna.
Gli americani per il loro .30.06, che era la cartuccia da fucile più lunga
63 mm., produssero un bossolo in ferro laccato ma visti i risultati
insoddisfacenti ritornarono al rame, loro potevano. Giapponesi e tedeschi
(anche in Italia ma molto poco e sul tardi) usarono altri metalli
alternativi con il risultato di avere cartucce molto scadenti,
particolarmente sulla precisione.
Ritorniamo alle palle rovesciate: perché colpire sul duro con la palla dalla
parte più debole, l'incamiciatura non copre il deretano della palla
lasciando il piombo nudo. Al massimo si otteneva l'effeto splasshh.
Le cartucce da fucile erano progettate per ottenere la massima potenza anche
per l'utilizzo nelle mitragliatrici. Ne risultava che i bosssoli erano
riempiti fino all'orlo di polvere da sparo e l'inserirvi la palla dalla
parte opposta ne alterava le pressioni interne con conseguenze molto
pericolose. Di certo tale manomissione causava una perdita di potenza e
perciò di velocità della palla. E l'alta velocità è una delle prerogative
delle palle perforanti.
La palla viene inserita meccanicamente nel colletto del bossolo con
un'operazione di precisione ed è impossibile che nella Grande Guerra, come
pure nelle successive, qualcuno sul campo potesse "smanettare" sulle
cartucce senza alterarne le caratteristiche.
Solamente nel dopoguerra, prima in america poi nel resto del mondo,
circolarono le attrezzature per la ricarica domestica, dove con apposite
presse e appositi dies si poteva artigianalmente assemblare correttamente
una cartuccia.
La cartuccia italiana da 6,5X52 aveva la palla assicurata con tripla
punzonatura e con grimpatura del colletto. Manometterla, sempre possibile
data l'arte italica dell'arrangiarsi, ma i risultati? Forse il più diffuso
era l'incriminazione per le lesioni procuratesi!
"Ai miei tempi" qualche bontempone staccava le palle e sulla fiamma di una
candela ammorbidiva il piombo inserendovi la catenella della sicura della
SRCM per farne dei pendagli. Poi un giorno, il più sveglio della compagnia,
utilizza un tracciante e per poco non ci rimette la vista.
saluti
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Inviato via http://arianna.libero.it/usenet/