Post by Koll KurtzGli inglesi spararono con l'artiglieria di prua, gli italiani con quella di
poppa .. . evidentemente qualcuno stava "allontanadosi"!
Niente affatto, stava guadagnando la più favorevole posizione da cui
effettuare il taglio del T.
Ci sono molte cose criticabili nell'operazione che portò allo scontro di
punta Stilo, ma, a mio avviso, Campioni si comportò bene tatticamente.
Anzitutto non dimentichiamo che combatteva con 2 corazzate contro 3. Aveva
il vantaggio della velocità e lo usò (sarebbe stato un coglione se non lo
avesse fatto). Riuscì a guadagnare la posizione di prua rispetto agli
avversari cosa che gli consentiva di accorciare o allungare le distanze a
suo piacimento pur mantenendo in campo tutte le artiglierie, mentre
Cunningham, per accorciare le distanze avrebbe dovuto mettere la prua sulla
squadra italiana e sparare solo con le artiglieri prodiere (con un po' di
cinematica vi potete rendere facilmente ragione di questo fatto). In effetti
Campioni mise fuori gioco la Royal Sovereign, che arrancò nelle retrovie
senza riuscire a sparare nemmeno un colpo, e di fatto il combattimento si
svolse fra la sola Warspite e la coppia Cesare-Cavour. La Malaya sparò poche
salve sulla Cavour , finite tutte corte. Se la Malaya, più lenta, arrivò a
tiro voleva dire che le distanze stavano diminuendo, non aumentando, come
sostiene Koll Kurtz. Purtroppo le nostre due navi non furono capaci di
sparare sullo stesso bersaglio. Non sapendo distinguere le proprie salve da
quelle della compagna rischiavano di regolare il tiro ognuna su quelle
dell'altra, facendo un bel casino. Cunningham invece inizialmente sparò su
entrambe: con le torri prodiere sulla Cesare e con quelle poppiere sulla
Cavour, tattica opinabile ma che aveva il vantaggio di tenere "aggiornati" i
dati di tiro per far fronte a qualsiasi evenienza. Se la squadra italiana
avesse accostato a sinistra, per disimpegnarsi, la Warspite avrebbe
concentrato il fuoco sull'unità di coda (Cavour), già inquadrata, senza
dover ripetere i tiri di aggiustamento. Appena la Malaya arrivò a portata
anche le torri poppiere della Warspite spararono sulla Cesare. A prua delle
Ndb italiane vi era una divisione incrociatori da 10.000, che avrebbe potuto
a sua volta tagliare il T agli inglesi, serrando le distanze e bombardandoli
con i 203 (non disprezziamo gli effetti dei 203 sulle corazzate: non
dimentichiamo la Hiei a Guadalcanal, danneggiata duramente dagli
incrociatori americani, tanto che faticò a manovrare sotto gli attacchi
aerei, l'indomani, e fu affondata. D'accordo, d'accordo la Hiei era un
incrociatore da battaglia, le Warspite erano tutt'altra cosa), comunque non
credo che a Cunningham sarebbe piaciuto vedersi venire addoso, di prua,
mentre era impegnato nel contatto balistico con le corazzate italiane, tre
incrociatori armati con i 203, più i loro caccia pronti a silurare). In
conclusione la posizione tattica di Campioni a Punta Stilo fu felicissima.
Era la stessa che utilizzò Togo a Tsu Shima contro i Russi. Il colpo messo a
segno dalla Warspite cambiò ovviamente l'intera situazione. Perdendo il
vantaggio della velocità Campioni si sarebbe trovato addosso tutte e tre le
corazzate nemiche, con risultati spiacevolissimi, credo. La sua decisione di
rompere il contatto fu sacrosanta, e la copertura che gli diedero gli
incrociatori e i caccia fu efficace. Cunningham rinunciò ad attaccarlo a
fondo, limitandosi a una puntata verso nord (forse pensando che gli italiani
si ritirassero in direzione di Taranto, mentre invece se ne andavano dalla
parte opposta, verso Messina). Di fatto, pur disponendo delll'esplorazionen
aerea della Eagle, fu completamente giocato. Un autore americano (mi spiace
di non ricordarne il nome) asserì che la cortina di fumo stesa dai caccia
italiani, non servì tanto a mascherare le corazzate in ritirata, ma fu
impiegata invece per tentare un attacco silurante. I caccia italiani si
avvicinarono alla Warspite, la quale mantenne le distanze attorno ai 10.000
metri e non si avventurò ( e fece bene) nel fumo. Una situazione analoga
alla seconda battaglia della Sirte. Noi critichiamo Jachino perchè si lasciò
"fermare" da una cortina fumogena, ma nessuno critica Cunningham per aver
fatto la stessa cosa.
L'operazione che culminò a Punta Stilo è invece molto criticabile per altre
ragioni, non per la conduzione tattica. Anzitutto non avremmo dovuto
assolutamente accettare uno scontro 2 contro 3. Sapendo dove si stava
dirigendo il nemico (decrittazione dei messaggi radio inglesi, altro merito
che nessuno si sogna di rivendicare) si sarebbe potuto attaccarlo nottetempo
con un gruppo di cacciatorpediniere (le due squadre avevano almeno due
squadriglie in più dello stretto necessario oltre alla squadriglia della 9°
divisione V. Veneto) i quali l'indomani sarebbero potuti andare a rifornirsi
nei porti siciliani e ripartire e tentare un secondo attacco la notte
successiva. Poi si sarebbe dovuta intensificare la ricognizione aerea in
modo da scoprire fin dalle prime luci dell'alba la flotta inglese per
attaccarla con gli aerei fin dal mattino (e, date le limitate distanze,
forse gli aerei avrebbero potuto attaccare almento due volte. Invece i Ro43
rimasero nei loro hngaretti a bordo delle grandi navi e i CANT 501 (ma
quanti ne furono impegnati e dove? non sono risucito a scoprirlo) non videro
nulla. Gli aerei rimasero con le ruote incollate a terra. La nostra squadra
avrebbe dovuto mantenersi nei paraggi ma fuori tiro dagli inglesi, per
saltare loro addosso solo se l'areonautica gli avesse inflitto qualche
danno. Sorvoliamo sulla possibilità di far intervenire le Vittorio Veneto (e
allora saremmo stati in 4 contro 3 e la musica sarebbe stata un'altra). Se
non erano pronte la prudenza consigliava di tenerle in porto, ma allora, la
stessa prudenza avrebbe dovuto consigliare di non esporre le due
"rimodernate" al combattimento in inferiorità. L'incoerenza strategica di
Cavagnari è inspiegabile.
Sorvoliamo sull'assenza di un gruppo di sommergibili di pronto impiego:
erano tutti o in mare, sparpagliati nei loro "quadratini" di agguato, oppure
al raddobbo o con gli equipaggi in licenza (e solo chi è stato sui
sommergibili dell'epoca sa quale fosse la necessità di raddobbo per i
battelli e di riposo per gli uomimi dopo una crociera che durava circa un
mese). Tutto l'impiego dei sommergibili italiani è criticabile, e,
purtroppo, modificato con estrema lentezza.
A Campioni si può imputare invece di avere tenuto presso di sè anche la
seconda squadra incrociatori in una formazione troppo rigida. Con tre
10.000, 2 Garibaldi e 2 Da Barbiano a cosa gli servivano i 3 10.000 e i 4
7.000 della II squadra? Avrebbe potuto lasciarle libertà di manovra per
attaccare a fondo gli incrociatori inglesi (solo 4 e tutti da 152) oppure
per cercare di distruggere il gruppo Eagle-Gloucester. Cunningham avrebbe
dovuto impegnare le corazzate per difendere gli incrociatori e la portaerei,
oppure accettare battaglia senza la copertura antisilurante di questi, un
gravissimo rischio. Un qualunque successo, anche minimo, per noi sarebbe
stato di incalcolabile valore.
Ultima considerazione. Dagli archivi inglesi sono scomparsi tutti i
documenti originali riguardanti la guerra in Mediterraneo Orientale dal
giugno al dicembre del 1940. Anche i dati dei lavori svolti dall'arsenale di
Alessandria sono scomparsi. Non sappiamo quindi quali navi inglesi siano
state in riparazione, e per quanto tempo, dopo l'operazione, nè se i danni
derivarono da bombe aeree o proiettili navali. Si sa solo che la Warspite
rientrò in porto fortemente sbandata e con vistose tracce di incendi a
bordo, che il Gloucester perse la Direzione di tiro e la plancia per una
bomba aerea (per questo fu asseganto alla scorta alla Npa Eagle) e che due
cacciatorpediniere furono danneggiati da colpi lunghi della Cesare che
sorvolarono la Warspite e caddero nei loro pressi.
Qualcosa di più si potrebbe sapere dal diario di bordo del Sidney,
incrociatore australiano che, per l'archivio storico del proprio paese, non
si limitò a tenere il diario delle proprie manovre, ma registrò anche quelle
di tutta la squadra. Dal suo diario sembrerebbe che la Warspite fu appunto
colpita e manovrò per rompere il contatto, "prima" di colpire la Cesare.
Quel centro fu quindi un vero colpo di fortuna per Cunningham. Gli permise
di nascondere la sua ritirata e di accusare di "fuga" gli altri. Ma su
questo non ho fonti sicure.
Che la versione di Cunningham (scritta molto tempo dopo i fatti, addirittura
dopo l'armistizio) sia una fanfaronata lo dimostrano i pressanti appelli
inviati all'Ammiragliato per chiedere rinforzi. E quali rinforzi: una
portaerei da 50 aerei, la sostituzione delle due "R" con due Warspite,
un'altra Warspite in sovrappiù, almeno due incrociatori armati con i 203. Di
solito i rinforzi non li chiedono i vincitori.
A lui dobbiamo comunque riconoscere il merito di aver difeso a spada tratta
la tesi della necessità di non abbandonare il Mediterraneo, contro la scuola
del Capo che voleva sgomberarlo per concentrare le forze in Atlantico. I
fatti gli hanno dato ragione e noi non possiamo che imprecare alla sfortuna
che ci ha fatto incontrare il miglior ammiraglio inglese dopo Nelson.
Michelazzo