Il bello è che non so assolutamente chi abbia scritto questi saggi, li
scaricai da internet anni fa quando a "metodologia della ricerca storica"
ero messo piuttosto male....però sembran fatti bene e attendibili e non in
contraddizione ai testi cartacei che ho trovato sui goti nelle varie
biblioteche....in fondo si trova anche il riferimento all'ultima resistenza
gota di vidin
La Guerra greco-Gotica si prolungò con alterne fortune per lunghi anni, dal
535 al 553: l'attacco bizantino venne portato su due fronti, quello della
Sicilia, con un esercito ai comandi del generale Belisario, e quello della
Dalmazia, con truppe agli ordini di Mundo. Rapidamente, nell'autunno del
535, il generale Belisario, che aveva già conquistato precedentemente il
regno dei Vandali in Africa, si impadronì della Sicilia, favorito sia dalla
scarsa presenza di presidi Gotici sia dall'appoggio della popolazione
locale. Con un'inarrestabile avanzata Belisario vinceva nel 536 la
resistenza di Napoli e si dirigeva alla volta di Roma.[1][78]
L'inettitudine militare di Teodato era manifesta, e così i Goti decisero di
eleggere secondo il loro costume un altro capo, sperando di capovolgere le
sorti della guerra. Venne scelto come re Vitige, il quale fece uccidere
Teodato che stava fuggendo da Roma: anch'egli scelse poi la ritirata tra le
mura di Ravenna, mancandogli le forze sufficienti per opporsi ai Bizantini.
Belisario nel dicembre del 536 conquistava Roma, determinando un notevole
effetto psicologico.[2][79] Vitige, eletto re dai suoi Ostrogoti
legittimamente secondo il loro costume, ritenne di doversi dare una
legittimità dinastica anche agli occhi dell'impero.[3][80] Il re Goto decise
la controffensiva, spingendosi ad assediare Roma nel 537 e tenendola in
scacco fino alla primavera dell'anno seguente: tuttavia, i Goti non avevano
una tecnica bellica adeguata e non riuscirono a stringere totalmente la
città e prenderla per fame. Perciò Vitige, avendo saputo che gli assediati
avrebbero ricevuto degli aiuti, tentò per via diplomatica di giungere ad una
pace. [4][81] La regina Matasunta intanto tramava alle spalle di Vitige,
stringendo accordi segreti con i Bizantini. Frattanto Belisario, inviò i
suoi uomini ad occupare varie piazzeforti allo scopo di assicurarsi il
controllo della via Flaminia.[5][82] Proprio lungo la via Flaminia si svolse
la guerra di posizione fra Bizantini e Goti, che ancora potevano contare sul
possesso di Chiusi, Todi ed Orvieto. Tuttavia ben presto, sotto la pressione
dell'avanzata bizantina contro Ravenna, furono costretti ad abbandonare
quelle città, per correrle in aiuto. A causa della guerra la situazione
degli abitanti della penisola si era fatta drammatica. [6][83]
In questa situazione, quasi di stallo militare, venne inviato in Italia il
generale Narsete allo scopo di controbilanciare l'eccessivo potere
conseguito dal generale Belisario. I contrasti fra i due capi militari
rischiarono di paralizzare la situazione: l'occupazione di Milano nel 538 da
parte dei Bizantini non si tradusse in un successo, perché immediatamente
essi vennero assediati dai Goti comandati dal nipote di Vitige, Uraia e da
un contingente di Burgundi.[7][84] Dopo un assedio di nove mesi la città
capitolava e i Bizantini, avendo ottenuto garanzie per se stessi ma non per
la popolazione, lasciarono la città. Belisario riprese il controllo supremo
delle truppe imperiali, mentre Vitige tentava di trovare alleanze che gli
evitassero quella troppo pericolosa coi Franchi, i quali, approfittando
della situazione, avevano fatto incursioni nella pianura padana. La guerra
vide una svolta quando Belisario riuscì ad avere ragione di Vitige,
sconfiggendolo all'assedio di Ravenna nel 540[8][85]. Il re dei Goti,
arresosi, venne poi mandato a Costantinopoli, dove visse ancora per due
anni.[9][86]
I Goti, mentre Belisario rientrava a Costantinopoli trionfante, decisero di
eleggere un nuovo capo, ritenendo che il generale bizantino non avesse
rispettato i patti della resa.[10][87] La scelta cadde su Ildibad, nipote di
Teude, che venne assassinato nel 541: stessa sorte toccò ad un altro capo
successivamente eletto, Erarico. In seguito i Goti decisero di eleggere un
nipote di Ildibad, Baduila, conosciuto col nome di Totila, il quale
organizzò la riscossa: la sua azione prevedeva di riportare l'Italia sotto
il dominio goto.[11][88] Dotato di notevoli doti politiche e militari,
riuscì spesso a contrastare un nemico ormai soverchiante, ma incontrò una
dura opposizione proprio nelle città strategicamente più importanti.
L'esercito bizantino presidiava Roma, Ravenna, Spoleto, Firenze, Perugia. Il
nodo strategico della via Flaminia, trascurato da Vitige, divenne
l'obiettivo del nuovo re goto, che ben presto riuscì a mettere in difficoltà
l'esercito bizantino, causando tuttavia gravi danni alle popolazioni locali,
sottoposte alle scorrerie dei Goti.[12][89] Totila ottenne numerosi
successi, prima cacciando l'esercito imperiale da Verona [nota mia, anche in
questo testo generico verona viene citata come prima azione di Totila,
quindi conferma che il nuovo re per prima cosa volle reimpossessarsi della
città occupata abusivamente in violazione dei patti], battendolo nel 542 a
Faenza e, scendendo al sud d'Italia, riconquistando molte città campane e
riprendendo Benevento. Riuscì anche a stringere Napoli in un blocco navale e
a fiaccarne la resistenza, ottenendone la resa nel 543. Totila strinse in
assedio Roma nel 545, mentre il generale Belisario era costretto dalla
scarsità di forze a temporeggiare: la conquistò grazie anche alla flotta di
cui disponeva, nel dicembre del 546.[13][90] Totila conquistava in seguito
anche Piacenza, ma perdeva parte dell'Italia meridionale, sottoposta
all'avanzata bizantina. Tentò quindi di trattare una pace con l'impero, ma
la risposta di Costantinopoli fu negativa: decise allora che avrebbe
distrutto Roma, e ne aprì le mura. Ma sbagliò gravemente a lasciarla
militarmente sguarnita: di questo errore approfittò subito Belisario, che
riuscì a rioccuparla e a tenerla saldamente.[14][91] Una ripresa gota si
verificava con la resa di Perugia, nel 548: nello stesso anno Belisario
veniva richiamato a Costantinopoli.[15][92] Così Totila riprese l'assedio di
Roma, che riuscì ad espugnare nel gennaio del 550.[16][93] Ma le sorti della
guerra vennero rovesciate da Narsete, che sostituì Belisario, e riconquistò
Roma, combattendo contro gli Ostrogoti a Tagina. In tale battaglia, a causa
della loro inferiorità numerica e tecnica, gli Ostrogoti subirono una dura
sconfitta, perdendo migliaia di uomini: il loro capo Totila morì in seguito
alle ferite riportate nello scontro (552).[17][94]
I Goti tennero un'assemblea nella città di Pavia e decisero di eleggere loro
capo il comes Teia, che era stato il comandante di Verona: questi, vista la
situazione dell'Umbria, con le più importanti città occupate dai Bizantini e
la popolazione ostile, decise di spostarsi in Campania.[18][95] La battaglia
che decise la fine della guerra greco-Gotica si svolse vicino al monte
Lattario: in quel luogo, dopo una furiosa e sanguinosa battaglia di due
giorni, e la defezione della flotta, passata al nemico, Teia venne ucciso e
il giorno dopo i Bizantini sconfissero l'esercito goto.[19][96] Questa
battaglia vinta dai Bizantini nel 552 pose termine al regno goto d'Italia,
ma non alla resistenza dei Goti asserragliati in diverse città: la completa
sottomissione non avvenne facilmente. Nel 554 Giustiniano decretò la fine
della guerra: tuttavia i Bizantini ebbero ragione delle ultime resistenze
solo nel 562, quando riuscirono a riprendere Verona e Brescia, sconfiggendo
l'ultimo protagonista della resistenza gota, Vidin.[20][97] Aveva così
definitivamente termine la lunga guerra dei Goti contro l'impero bizantino:
l'Italia era caduta sotto il dominio dell'imperatore d'Oriente.[21][98]
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[1][78] GIUNTA 1984, p. 92.
[2][79] Nonostante questo fatto non avesse un grande valore bellico e
strategico, gli Ostrogoti lo vissero come la prima sconfitta. GIUSTESCHI
CONTI, 1994, p. 149.
[3][80] Per favorire un riavvicinamento all'impero, del quale era stato
dichiarato nemico, sposò quindi Matasunta, la figlia della regina
Amalasunta. GIUSTESCHI CONTI, 1994, p. 149.
[4][81] Ottenne soltanto una breve tregua, allo scadere della quale, a causa
della ripresa dell'avanzata bizantina fu costretto a trovare rifugio a
Ravenna. GIUSTESCHI CONTI 1994, p. 149.
[5][82] I luogotenenti di Belisario, Bessa e Costantino, si impadronirono
agevolmente delle città di Narni, Spoleto e Perugia, ben accolti dalla
popolazione locale. GIUNTA 1984, p. 92.
[6][83] Gli assedi sfiancavano la popolazione, alla fame anche a causa delle
razzie dei Goti, delle stragi e delle spoliazioni operate dagli eserciti
durante i loro spostamenti; la carestia fu lunga e terribile e causa di
morte per migliaia di contadini. Per questo motivo la popolazione era
avversa ai Goti. GIUNTA 1984, p. 93.
[7][84] GIUSTESCHI CONTI 1994, p. 151.
[8][85] La resistenza della città all'assedio venne spenta dall'incendio
delle riserve nei granai, ordito con la complicità della regina Matasunta.
GIUSTESCHI CONTI 1994, p. 151.
[9][86] Così narra lo storico JORDANES: "...Justinianus imperator per
fidelissimum consulem vicit Belisarium et perductum Witigim Constantinopolim
patricii honore donavit". JORDANES, Getica, 60.
[10][87] Difatti Belisario aveva fatto credere ai Goti con l'inganno di
essere disposto a farsi loro re, e ad assumere il titolo di imperatore
d'Occidente. In questo modo ottenne di entrare in Ravenna e la sottomissione
dei nobili Ostrogoti. GIUSTESCHI CONTI 1994, p. 149.
[11][88] Giunta 1984, p. 93.
[12][89] Il re goto trovò il modo di danneggiare la classe senatoria, che
era ormai tutta schierata dalla parte dell'imperatore, espropriando i
latifondi dei territori riconquistati, e liberando gli schiavi per
arruolarli nell'ormai esangue esercito goto. In tale modo Totila aveva
attuato una vera e propria rivoluzione sociale ed economica. GIUSTESCHI
CONTI 1994, p. 153.
[13][90] WOLFRAM 1985, p.607.
[14][91] Totila accusò il colpo, grave soprattutto per il suo prestigio agli
occhi dei suoi guerrieri, ma riprese la guerra, tentando inutilmente di
riconquistare Roma. GIUSTESCHI CONTI 1994, p. 153.
[15][92] Solo nel 550 venne designato un nuovo comandante, che nelle
intenzioni di Giustiniano doveva essere suo cugino Germano, che aveva
sposato Matasunta. Germano tuttavia moriva prima di iniziare la spedizione.
GIUSTESCHI CONTI 1994, p. 153.
[16][93] Totila tentò quindi un approccio pacificatore con l'impero, ma
deluso nelle sue speranze riprese le ostilità e arrivò alla conquista della
Sicilia nello stesso anno, portando la guerra anche sul mare. Totila riuscì
ad occupare anche la Corsica e la Sardegna. GIUSTESCHI CONTI 1994, p. 153.
[17][94] GIUNTA 1984, p.94.
[18][95] In Campania poteva contare sull'aiuto della sua flotta e sul
tesoro depositato a Cuma. GIUSTESCHI CONTI 1994, p. 153.
[19][96] A chi si fosse arreso Narsete promise i loro beni, se fossero
diventati sudditi fedeli dell'impero. WOLFRAM 1985, p. 617.
[20][97] GIUSTESCHI CONTI 1994, p. 153.
[21][98] Ma, benché privato del potere, il popolo dei Goti rimase presente
in Italia, pervicacemente attaccato alla sua identità e alle sue tradizioni.
GIUSTESCHI CONTI 1994, p. 153.