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187 a.C. campagna in Liguria e costruzione della via Emilia
(troppo vecchio per rispondere)
LB
2019-01-26 14:33:20 UTC
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Salve, questa è un'analisi del racconto di Tito Livio (Ab urbe condita, all'inizio del libro 39) sulla campagna romana del 187 a.C. in Liguria, che ebbe come conseguenza importante l'inizio della costruzione della via Emilia. Sarei grato agli esperti di storia antica che dessero un commento a queste deduzioni



Nel 187 a.C, il Senato assegna la Liguria come zona di operazioni per i consoli Marco Emilio Lapido e Gaio Flaminio. Malgrado Emilio si lamenti della destinazione, ritenendo le valli liguri poco gloriose per Roma, il Senato conferma la scelta. Anche negli anni successivi, in mancanza di grandi guerre, entrambi i consoli sono assegnati alla Liguria, lasciando le province ai pretori. Questo indica che:


- i Liguri sono per lo stato romano una minaccia continua e difficile da sradicare malgrado contatti diplomatici, campagne militari impegnative e deportazioni di massa. I “trionfi liguri” diventano a Roma sinonimo di imprese militari senza battaglie e non risolutive, visto che i Liguri riprendono le loro scorrerie subito dopo.


- vi sono motivi politici per la scelta del Senato, visto che assegnando i consoli alla Liguria essi rimangono in un territorio povero e relativamente vicino a Roma. Questo permette loro di seguire le vicende politiche nella capitale e impedisce invece di abusare del loro potere depredando province ricche, come alcuni di loro sono accusati di aver fatto.






Emilio è membro di una delle gens patrizie più antiche e illustri, mentre Flaminio proviene da una famiglia plebea di rango senatorio: suo padre è il console sconfitto da Annibale sul lago Trasimeno. Pur essendo avversari politici, concordano una strategia militare comune, visto che nelle valli della Liguria possono rimediare solo brutte figure. Innanzitutto decidono di recarsi uno a Pisa e uno Bologna, le città direttamente predate dai Liguri. Il passaggio dei consoli con le legioni avrebbe rassicurato i cittadini di queste due città allora di frontiera oltre che predisporre risarcimenti, ricostruzioni, opere difensive e nuovi insediamenti. Emilio saccheggia i campi e i villaggi degli Apuani dalla parte tirrenica, mentre Flaminio attacca da nord i Friniati.


Per capire la strategia romana bisogna conoscere la morfologia dei monti nella zona di operazioni del 187 a.C., che non è la Liguria attuale, ma l'Appennino tosco-emiliano. Mentre in Emilia valli e crinali salgono dolcemente verso la dorsale principale, in Toscana le catene montuose secondarie formano delle ampie valli parallele alla dorsale, come Lunigiana, Garfagnana e tra Lucca, Pistoia e Fiesole.

Quindi, le forze di Emilio devono attaccare e devastare le valli toscane, spingendo gli Apuani verso i monti e facendo da “incudine”, mentre le legioni di Flaminio risalgono i monti da nord, assalendo i Friniati e facendo da “martello” contro gli Apuani.


Friniati e Apuani, come gli altri Liguri, sono tribù composte da villaggi con caratteristiche omogenee, ma politicamente non sono due “stati” con una forma di governo centrale e questo spiega anche la difficoltà di rapporti diplomatici con i Romani.



I Liguri abitano la dorsale appenninica, con villaggi e campi nelle valli. Non sono “arretrati”, visto che hanno contatti con i Greci e gli Etruschi da secoli e alcune loro tribù praticano la pirateria che presume una buona conoscenza navale. I Liguri soprattutto sono noti per la loro potenza bellica: forniscono contingenti agguerriti e più disciplinati dei Galli alle coalizioni anti-romane e come mercenari, per esempio ai Cartaginesi.



Se a volte si spingono fino a Pisa e Bologna nelle razzie, i Liguri hanno una strategia difensiva efficace ma dispendiosa rispetto alle invasioni di grossi eserciti, come quelli romani. Abbandonano con tutta la popolazione (donne, bambini, vecchi) i campi e i villaggi e risalgono i crinali verso alcune posizioni scelte e preparate per la difesa, i “castellieri”. In questo modo, possono concentrare le forze dei villaggi e difendersi da luoghi elevati e difficili da espugnare.



I consoli Emilio e Flaminio congedano i veterani, eseguono le nuove leve e partono per la Liguria. Il fatto che le legioni siano costituite da giovani che vedono per la prima volta le terre ampie fertili della pianura padana è significativo, perché molti di loro possono aver pensato di trasferirsi lì. Infatti Emilio alcuni anni dopo vi torna come triumviro per fondare le colonie di cittadini romani a Modena e Parma.




Marco Emilio Lepido raggiunge Pisa con la via Aurelia (oppure Arezzo con la Cassia, da lì Fiesole e Pisa in un secondo momento). La sua azione inizia prima di quella di Flaminio, che impiega più tempo per raggiungere Bologna, tramite la via Flaminia tracciata da suo padre da Roma a Rimini, ma si limita come detto al saccheggio dei campi nelle valli principali, la Garfagnana e la Lunigiana, senza rischiare per ora l'attacco diretto alle vette. Gli Apuani si concentrano verso due “castellieri”: il monte Suismontium, probabilmente la pietra di Bismantova, e il monte Ballista, forse a ovest del Magra.





L'attacco di Flaminio parte da Bologna e Modena spingendo i Friniati verso la dorsale. Quando i Romani assaltano il loro accampamento, parte dei Friniati si ritira sul monte Augino, probabilmente il Cimone, e parte si dà alla fuga nei boschi. Sia l'accampamento sia il monte sono presi dalle legioni di Flaminio che varcano gli Appennini verso sud. In questo modo prendono alle spalle e sconfiggono gli Apuani nella zona a est, già pressati da sud dalle truppe di Emilio, che a questo punto può dedicarsi ad espugnare i castellieri di Suismontium e Ballista. Fatto ciò, il console Emilio porta le sue truppe oltre l'Appennino verso nord, invadendo a ovest i Friniati sfuggiti alla precedente azione di Flaminio, e quindi i Galli della pianura padana.






Conclusa con successo e velocemente l'azione militare, sfruttando la manodopera dei legionari e dei prigionieri liguri, i consoli iniziano la costruzione di strade che consolidano il controllo militare della zona e la aprono alla colonizzazione. Marco Emilio Lepido traccia da Rimini a Piacenza la via Emilia, che dà il nome all'intera regione. Invece, Flaminio conduce la strada da Arezzo a Fiesole e quindi a Bologna, ma con meno fama del collega, visto che il tratto Arezzo-Firenze è conosciuto come prolungamento della via Cassia e quello appenninico Firenze-Bologna, noto come Flaminia militare, è difficile da rintracciare. Oltre alla Pianura padana, l'altra direttrice di espansione romana è il litorale tirrenico, dove viene prolungata la via Aurelia da Pisa a Lucca e quindi alla colonia di Luni.




La campagna romana del 187 a.C. riesce ad allontanare verso ovest la minaccia dei Liguri grazie anche alla costruzione delle strade, ma non è risolutiva. Infatti, appena l'anno successivo, gli Apuani infliggono una gravissima sconfitta a Romani, che perdono quattromila soldati del console Quinto Marcio Filippo. Le guerre in Liguria continuano per altri decenni, con grosse difficoltà per i Romani: gli ultimi Liguri ostili vengono sconfitti sotto Augusto.
c***@gmail.com
2019-01-28 16:32:01 UTC
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Post by LB
La campagna romana del 187 a.C. riesce ad allontanare verso ovest la minaccia dei Liguri grazie anche alla costruzione delle strade, ma non è risolutiva. Infatti, appena l'anno successivo, gli Apuani infliggono una gravissima sconfitta a Romani, che perdono quattromila soldati del console Quinto Marcio Filippo. Le guerre in Liguria continuano per altri decenni, con grosse difficoltà per i Romani: gli ultimi Liguri ostili vengono sconfitti sotto Augusto.
Buonasera LB.

Peraltro, ad onta del comandante romano, il passo montano dove avvenne l’umiliante sconfitta da allora venne chiamato Saltus Marcius (Liv. XXXIX, 20, 9-10).


Va detto che i Liguri, oltre alle imboscate in grande stile su terreni montuosi dove risultavano comunque più letali, non disdegnavano il confronto in battaglia campale. Ad esempio nel 173 a.C., sul campo di Carystum i Romani ebbero ragione degli Statielli, popolazione dell’attuale Piemonte meridionale, ma al caro prezzo di oltre tremila uomini.



La Liguria fu poi un’ottima palestra per i comandanti romani impegnati nelle guerre macedoniche. Lo sconfitto del Saltus Marcius, Quinto Marcio Filippo, guidò le operazioni in Macedonia nel 169 a.C. quando fu console per la seconda volta. Sotto di lui serviva il consolare M. Popilio Lenate, che aveva battuto gli Statielli nel 173. Infine L. Emilio Paolo, che in qualità prima di console e poi di proconsole aveva sottomesso gli Ingauni nel 182-181, condusse le operazioni contro Perseo nel 168, fino alla definitiva vittoria romana.

Claudio Nerone
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LB
2019-01-28 18:03:51 UTC
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Post by c***@gmail.com
Buonasera LB.
Buonasera Claudio Nerone.
Post by c***@gmail.com
Va detto che i Liguri ... non disdegnavano il confronto in battaglia campale.
Giusto, grazie della precisazione che permette di approfondire le tattiche adottabili dalle formazioni liguri. Anche nella campagna del 187 a.C. vi furono battaglie campali: Emilio ha attirato in campo aperto stuzzicandoli gli Apuani che si erano rifugiati sul Ballista e Suismontium e dopo la vittoria ha dedicato un tempio a Diana. Invece dopo un ultima battaglia campale vinta contro i Friniati ne ha dedicato un altro a Giunone.

Dall'atteggiamento dei Friniati contro Flaminio si capisce che la strategia dei Liguri era concentrare le forze dei villaggi in un accampamento, in prossimità di un castelliere. Questo serviva da ultimo baluardo se la battaglia campale fosse perduta o comunque giudicata improba.
Post by c***@gmail.com
La Liguria fu poi un’ottima palestra per i comandanti romani
Anche il “tuo” console, Gaio Claudio Nerone, ha conosciuto nella battaglia del Metauro, gli Apuani che erano non per caso al centro dello schieramento di Asdrubale e lì resistettero fino all'ultimo.
Post by c***@gmail.com
Infine L. Emilio Paolo ... aveva sottomesso gli Ingauni nel 182-181
Citi un episodio a più poco noto della vita del vincitore di Pidna ma molto significativo della pericolosità bellica dei Liguri. Come proconsole guidò due legioni, la prima e la terza, più gli alleati nella zona degli Ingauni (Albenga). L'accampamento venne assalito di sorpresa su tutti i lati dalle forze concentrate dei Liguri, in numero tale che i Romani non riuscirono neanche a schierarsi all'esterno, ma solo a contenerli sul vallo e alle porte.


La notizia dell'assedio ai soldati di Emilio Paolo ha preoccupato moltissimo Roma. Constatato che gli eserciti erano già tutti impegnati nelle province, venne ordinata una leva di due legioni di cittadini romani e di 14mila fanti e 800 cavalli agli alleati latini, che poi entrambi i consoli avrebbero condotto in Liguria.




Emilio, temendo che le sue richieste di aiuto non fossero giunte, decise di cavarsela da solo. I Liguri nei primi giorni di assedio uscivano compatti dal loro accampamento per recarsi sotto quello romano. Ma dopo, pensando che i Romani non sarebbero usciti, al mattino si recavano all'assedio in ordine sparso e proprio in quel momento Emilio decise di fare la sortita di sorpresa. Il successo romano fu totale contro le formazioni liguri non organizzate in campo aperto e poi anche gli accampamenti furono conquistati. Livio (libro 40, capitolo 25 e successivi) riporta 15000 morti e 2300 prigionieri fra i Liguri, forse non esagerando più di tanto visto che erano abbastanza numerosi da assediare così violentemente due legioni.
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