Post by HanisE gli italiani non furono da meno, aggiungo io. Altro che
italiani "brava gente"! I prigionieri italiani (e tedeschi) furono
trattati comunque meglio dei prigionieri sovietici. E che avrebbero
dovuto fare i sovietici, dar loro delle medaglie per aver distrutto il
Paese e ucciso 30 milioni (!) di cittadini dell'Unione Sovietica?
Resta il fatto che la responsabilità finale di quegli orrori ricade su
chi iniziò la guerra: il nazismo e il fascismo.
Hanis
Prima di inoltrarmi ad esporre le poche cose sicure che sono riuscito a
trovare , vorrei ricordare al gruppo che la documentazione sull'oggetto
abbraccia un tempo relativamente ampio della storia d'italia soprattutto
densa di spunti politici a non finire , il periodo dal 1940 al 1958 ed oltre
(sino ai primi anni del 1960), quindi oltre alle battaglie effettivamente
combattute dai fanti va affrontato una rilettura di tutto il post-conflitto
in italia e din Russia, principali attori della vicenda, purtroppo non
avendo in mie mani (bibliotacari fatevi avanti !) la documentazione completa
espongo un breve passo da La guerra al fronte Russo di Giovanni Messe -
intregrazioni fatte dopo la prima edizione- rizzoli 1964 o giu' di li.
Per riferimento ai crimini italiani nei confronti del popolo russo (CSIR e
ARMIR) Messe fa riferimento ad una nota prima inufficiosa poi divenuta
ufficiosa poi ufficiale consegnata nell'ottobre 1944 da un signor Kostilev
al Conte Sforza ( allora Alto Comissario per le sanzioni contro il fascismo)
indicante i nomi di 12 nomi , appurato il fatto che in almeno due casi
sembra trattarsi di soldati tedeschi continuo dalla "viva " voce del Messe:
<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<Ai primi di agosto 1945 la famosa "nota" venne
trasmessa anche a me da parte del ministero della Guerra, perché nella mia
qualità di ex comandante del C.S.I.R. (dal 1
maggio avevo lasciato la carica di Capo di Stato Maggiore~ Generale) potessi
fornire tutte le notizie in mio possesso. Il documento del governo Sovietico
recava la seguente intestazione: "Elenco degli invasori fascisti italiani
convinti di delitti commessi in territorio dell'U.R.S.S. che era
temporaneamente occupato. Elenco aggiornato al 1/1 luglio 1944". Dei dodici
nominativi, tre risultarono di ufficiali che~ avevano fatto parte del
vecchio C.S.I.R., sette di ufficiali venuti con l'ARMIR nel secondo anno di
campagna, due infine, come ho già detto, rimasero sempre indecifrabili
(Piliz e Plas: probabilmente due ufficiali tedeschi).
I nomi dei dieci ufficiali italiani individuati sono stati ripetuti in
pubblica udienza durante il processo D'Onofrio e riportati dalla stampa
italiana e straniera. L'elenco era stato fornito dal ministero della
Difesa - Commissione d'inchiesta per i criminali di guerra italiani in
seguito a richiesta del tribunale. Non so se, in quel momento, ragioni di
ordine superiore si opponessero ad una più completa comunicazione ma è mia
opinione che sarebbe stato opportuno render noto, insieme ai nomi, che la
rigorosa indagine condotta dalla speciale Commissione d'inchiesta si era
conclusa con la piena assoluzione degli "incriminati". Per apprezzare nel
suo giusto valore questo verdetto occorre ricordare che della citata
Commissione d'inchiesta per i criminali di guerra italiani, costituita di
alti magistrati, di ufficiali di grado elevato e di uomiini politici, faceva
parte anche il senatore comunista Mario Palermo, che fu per parecchio tempo
sottosegretario alla Guerra.
Nel ricevere la "nota" portai, naturalmente, la mia particolare attenzione
agli addebiti mossi ai tre ufficiali che erano stati alle mie dipendenze,
nel C.S.I.R. Si trattava del generale Roberto Lerici, comandante della
divisione "Torino", del tenente colonnello Bernardo Giannetti, direttore di
sanità della divisione stessa, e del capitano del genio Luigi Grappelli,
pure della "Torino". Essi venivano accusati globalmente dello stesso
"crimine", così caratterizzato nel documento sovietico:
Atto del 3 ottobre 1943 della Commissione della città di Enakievo" (la città
di Enakievo nelle carte topografiche tedesche, di cui erano dotate anche le
truppe italiane, veniva indicata col nome di Rikowo e come tale era nota a
tutte le truppe del C.S.I.R.).
Nella città di Enakievo, della provincia di Stalino, hanno distrutto:
ospedali 13, policlinici 3, dispensari 2, consultori per bambini 6,
ambulatori di officine e miniere .12: farmacie 10 e presepi (probabilmente
si intendeva nIdI per bambini) 18".
Prendiamo atto intanto che il documento non faceva carico ai nostri
ufficiali di "crimini" contro le persone, ma soltanto di danneggiamenti alle
cose.,
Il 1" settembre 1945 trasmisi al ministero della Guerra ed al ministero
degli Esteri un'ampia ed esaudente relazione, corredata anche di numerose
fotografie, nella quale non sol· tanto dimostravo efficacemente
l'infondatezza delle accuse rivolte ai miei ufficiali ma sostenevo che si
dovevano ugualmente ritenere infondate anche quelle lanciate contro altri
ufficiali dell' ARMIR (si è visto poi che ad analoga conclusione doveva
giungere anche l'apposita Commissione italiana d'inchiesta).
Precisavo nella relazione che, quale comandante del C.S, I.R. dal luglio '41
al luglio '42 e, successivamente quale comandante del X X X V'· Corpo
d'Armata, fino al 31 ottobre 1942 (come è' noto, lasciai la Russia il l
novembre 1942) tutti i fatti relativi alle truppe che erano state alle mie
dirette dipendenze erano vagliati attraverso la mia personale conoscenza.
ler quanto si riferi va invece. a fatti interessanti l'ARMIR esprimevo il
parere che dati e notizie esaurienti potessero essere forniti soltanto dal
generale. Italo Gariboldi, che ne fu il comandante e che pertanto mi
limitavo a riferire ciò che mi era stato possibile raccogliere attraverso
alcune relazioni stese da vari ufficiali e particolarmente da quella, assai
importante, presentata dal generale Carlo Biglino, già Intendente prima del
C.S.I.R. e poi dell' ARM IR.
Per renderci conto della scarsa serietà con cui le autorità sovietiche
avevano formulato le gravi accuse contro i dieci ufficiali italiani basterà,
io credo, soffermarci a considerare gl i addebiti mossi a i tre ufficiali
della ."Torino". Essi avrebbero volontariamente distrutto ospedali,
cliniche, dispensari, consultori per bambini e simili. Ma ci si deve pur
chiedere:. perché avremmo distrutto o devastato questo complesso di opere la
cui utilità per le popolazioni e per le truppe stesse doveva apparire
evidente, specie in rapporto al sopravveniente precoce inverno? Quando mai
un esercito che avanza distruggerebbe sistematicamente gli ospedali e, In
genere, gli stabilimenti sanitari che costituiscono elemento prezioso per la
sua stessa organizzazione in territorio occupato? .
Anche noi avremo provocato certamente delle distruzioni, ma soltanto nel
corso della battaglia, quando cioè le offese investono una zona senza potere
materialmente attenersi a una discriminazione minuta degli obiettivi o,
quanto meno, la sola discriminazione ammissibile deriva da un criterio di
valori tattici. Nella città di Enakievo, che era Occupata per metà da noi e
per metà dai russi, la battaglia infuriò a lungo, tra Il novembre ed Il
dicembre del 41. NOI, Indipendentemente dall'opportunità di migliorare le
nostre posizioni sentivamo. l'urgente necessità di sgomberarla interamente
dal russi perchè avevamo assoluto bisogno di garantire alle nostre truppe
un ricovero per l'inverno, se volevamo salvaguardarne la vita i russi, dal
canto loro avevano l'interesse opposto: donde una lotta lunga e violenta, e
spesso feroce d'ambo le parti, di rione in rione, di casa in casa. E
probabile che nel corso di questi accaniti combattimenti i fabbricati più
resistenti, e .quindi anche qualche ospedale e qualche clinica, siano stati
sfruttati come centro di resistenza, da parte nostra come da parte
sovietica, e siano andati distrutti. Alla fine l'avversario, nonostante la
sua tenace e disperata resistenza, fu ricacciato ad oltre due chilometri dal
suburbio della città e noi ci mettemmo subito al lavoro per riparare alla
meglio quanto la estenuante lotta aveva danneggiato, Perché proprio in
questo momento ci saremmo dedicati alla demolizione eli quei fabbricati che
eravamo ansiosi di sfruttare?
Alla stessa stregua di una logica Serrata, nulla vi è da obiettare circa le
sistematiche, spregiudicate, "scientifiche" distruzioni progettate ed
attuate dalle truppe rosse in ritirata.. Questo particolare modo di difesa
raggiunse forme ed ampiezza apocalittiche tali che, a mio parere, contribuì
non poco a rendere terribilmente più arduo il compito dell'esercito tedesco
e a accelerarne la disfatta. Si pensi, ad esempio, alla delusione .del
tedeschi, quando, assetati di petrolio, arrivarono a Malkop (nel Caucaso)
dopo un'avanzata travolgente di centinaia e centinaia di chilometri, per la
cui riuscita avevano giocato quasi tutte le carte in loro mano (compreso il
destino della 6a Armata di von Paulus) e trovarono i pozzi distrutti. con.
tanta diabolica perfezione che, a giudizio del tecnici giunti con le forze
operanti, sarebbero occorsi non meno di sei mesi di lavoro per tirarne fuori
la prima goccia di carburante E l'impresa fu abbandonata.
Stalin, in un suo discorso del 33 luglio 1941 aveva perentoriamente invitato
le popolazioni che sarebbero rimaste nei territori conquistati dall'invasore
a completare l'opera delle truppe in ritirata incendiando e distruggendo
tutto ciòche potesse riuscire di una qualche utilità al nemico, comprese le
proprie abitazioni, se necessario. Fedele alla tradizione russa, intendeva
creare di fronte all'invasore la classica "terra
bruciata''>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
Bene per quanto riguarda il trattamento ricevuti dai prigionieri italiani il
libro riporta con ampia sintesi le privazioni sofferte dai prigionieri ( da
relazioni rilasciate da ex pow) e conferma i dati che sono gia' stati
esposti dagli 83.000 - 80.000 iniziali da comunicati russi ( si legge dal
libro) ai 19.640 della nota di primo rilascio russa del 1945 - agli
effetivamente ritornati in Italia 12.513 di cui 656 ufficiali e 11857 uomini
di truppa.(il governo italiano ha emesso una nota di 21.065 non giudicata
vera da Messe)
Ricordo comunque a corollario di sopra scritto la bagarre nata nel
dopoguerra in sede parlamentare tra lo stesso Messe e Togliatti, resta da
farci una domanda i militari italiani furono massacrati , non ho dati che mi
possano consermare un ordine diretto per questo sinteticamente possiamo
affermare comunque che i prigionieri italiani non ebbero rispettate le
elementari norme alimentari e igieniche,anche se questo e' da imputare ai
primi mesi della cattura, comunque furono dimenticati sin ben oltre gli
anni 50 dallo stesso governo italiano
Ciao
Diego